Uomo aumentato o riparato?

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L'ESPERTO

Giovanni Pedrazzini, primario del Servizio di cardiologia dell’Istituto Cardiocentro e decano della facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana.

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Non solo curare ma anche potenziare l’uomo?

Migliorare le capacità umane - o ripararle, a seconda del punto di vista - non è una novità. Gli occhiali o il bastone sono note fin dall'antichità, mentre il pacemaker, valvole cardiache artificiali o protesi dell’anca, sono esempi più moderni. In questi casi, ad un deficit nato da malattia o disfunzione, si risponde fornendo una soluzione sostitutiva, di supporto o in parte riparatoria. Ma oggi si può fare di più. La scienza e la tecnologia possono non solo riparare, ma anche migliorare le funzioni del corpo umano, sia fisiche che mentali. L’idea è quella di rendere il nostro corpo più forte e il nostro cervello più performante.

Il mito dell’immortalità accompagna da sempre l’essere umano. Forse questo traguardo non sarà raggiungibile, ma sarà sempre più possibile sostituire “pezzi” di corpo per assicurare all’uomo funzioni che altrimenti perderebbe. Ma cambiando i “pezzi” è anche immaginabile inserire sostituti più performanti o con nuove funzioni. È giusto che l’uomo aumenti le sue capacità, sia quelle fisiche che quelle cerebrali, abbandonando così la propria deficitaria condizione umana, oppure egli deve rimanere fedele alla sua natura, alla propria essenza di uomo che contrassegna l’umana esperienza fatta di fragilità, vulnerabilità e infine morte?

Spesso il dibattito si concentra ad una contrapposizione chiara tra quanto è utile a fine terapeutici riparativi, cioè interventi che cercano di recuperare le funzioni perse (una protesi) e quanto invece è legato unicamente ad un intervento aumentativo senza bisogni clinici. Tuttavia questa separazione non è mai così netta in quanto l’uomo per sua natura è vulnerabile e incompleto. Il normale invecchiamento, per esempio, è da ritenersi una malattia che richiede costanti interventi riparatori? La nostra normale perdita di memoria con il passare dell’età richiede di assumere farmaci o di inserire impianti tecnologici per mantenere le nostre funzioni cognitive al livello degli anni della gioventù? Alterare o aumentare le funzioni del nostro corpo e della nostra mente sarà la medicina normale del futuro? E quanto costerà questa medicina? Sarà pe tutti? E se non lo sarà non rischia di portare ad ineguaglianze sociali, cioè solo le persone più ricche potranno accedere a questi trattamenti?

Cervelli senza limiti?
Non è solo fantascienza, la nostra società già assume farmaci o droghe per riuscire a superare i propri limiti: un calmante per ridurre l’ansia da esame, un energy drink per resistere più a lungo agli sforzi, un antidepressivo per superare la tristezza di un lutto. Tra le diverse forme di enhancement che possono essere prese in considerazione, l’enhancement cognitivo è forse quello che crea maggiore dibattito, perché la manipolazione della mente e del cervello sono direttamente connesse a ciò che più tocca l’essere umano e contribuisce alla strutturazione e definizione della sua personalità.

Che cosa faremmo se fosse disponibile una piccola pillola da tenere in tasca e da prendere con un sorso d’acqua prima di una prova scritta? Se un giorno potessimo disporre di sostanze capaci di “potenziare” memoria e funzioni cognitive, sarebbe giusto renderle disponibili a tutti? Tra i sostenitori del potenziamento c’è per esempio John Harris, filosofo e bioeticista inglese dell’Università di Manchester. Se avessimo la possibilità di aiutare uno studente a ricordare il doppio delle informazioni nella metà del tempo grazie a un semplice farmaco, si chiede Harris, perché non dovremmo farlo? Le sostanze in questione, secondo la sua opinione, potrebbero idealmente portare un individuo a vivere al massimo delle sue possibilità, superando in una certa misura i limiti naturali del suo cervello.

La posizione di Harris è però molto criticata da numerosi altri bioetici. I problemi sono infatti molti, uno tra tutti il non sapere che cosa capita al cervello a lungo termine. C’è anche il pericolo che si crei un divario sociale tra persone potenziate e non potenziate, il tutto con qualcosa che di per sé può apparire anche superfluo e pericoloso e sicuramente non risolutivo, anche perché l'effetto del farmaco prima o poi finisce.

Motivazione

 

È possibile vivere senza limiti?

Il potenziamento delle capacità del cervello apre interrogativi vasti sul significato e sui valori della persona: modificare il cervello significa modificare la persona; cosa significa, quindi, essere
una persona? Apre anche questioni complesse sul significato dell’apprendimento e di intelligenza: intelligente è chi sa o chi ricorda a memoria qualcosa? Per intanto la pillola miracolosa non c’è. Ma se un giorno fosse disponibile?

Argomenti a favore

Quali sono gli argomenti per cui questo scenario è auspicabile per la nostra società?

Argomenti contro

Quali sono gli argomenti per cui questo scenario è auspicabile per la nostra società?

Timeline

27.01.22

Proposta inoltrata.